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COMITATO PROMOTORE CASTAGNA DEL PARTENIO IGP

LA CASTAGNA DEL PARTENIO

castgna e riccio

CENNI STORICI

La zona di produzione della “Castagna del Partenio” comprende 22 Comuni ricadenti nel complesso montuoso del Partenio. Ben 20 di essi fanno parte del territorio del Parco regionale del Partenio, mentre gli altri due sono comunque limitrofi, dimostrando una grande omogeneità di territorio, dal punto di vista ambientale, pedologico e floristico, in gran parte caratterizzato proprio dalla presenza diffusa del castagno (Castanea sativa). La catena montuosa del Partenio fa parte del versante campano dell'Appennino meridionale e si erge maestosa al centro della Campania. Per questa sua singolare posizione, che praticamente tocca le cinque province della regione, il Partenio evidenzia una fondamentale caratteristica per l'intero territorio campano, quale elemento di separazione tra aree di insediamento antropico significativamente diverse ed autonome.

 

Dal punto di vista climatico il Partenio presenta un profilo altamente variabile, dovuto anche alla relativa vicinanza del mare, e corrisponde ad un territorio particolarmente vocato alla castanicoltura da frutto, per le caratteristiche dei terreni e del clima. La piovosità registrata è una delle più alte del territorio nazionale, la temperatura media oscilla tra i 18-26° nel mese di luglio, e di 0 e -3° nel mese di gennaio, con oscillazioni che dipendono dall’altitudine. Per quanto riguarda le caratteristiche dei suoli, l'areale di coltivazione della “Castagna del Partenio” è caratterizzato da un substrato di calcari del mesozoico, su di cui compaiono ampie ed a volte profonde stratificazioni di materiale sciolto, incoerente come tufi, ceneri, derivanti dalle antiche e recenti eruzioni dei vulcani campani ed in particolare del Vesuvio. Questi peculiari elementi naturali, unitamente alla secolare e tradizionale opera dell’uomo, alle sue capacità colturali, alla sua continua ricerca ed alla messa in atto di tradizionali e specifiche tecniche e a una costante opera di miglioramento, hanno contribuito a creare una vera “cultura” del castagno nella zona di produzione. I castagneti, nell'areale di produzione considerato, sono diffusi nella fascia altimetrica che va dai 300 ai 1.100 m slm, in zone di notevole interesse naturalistico, caratterizzate da formazioni boschive integre e paesaggi di grande attrazione.

 

La zona geografica dell'IGP è fortemente condizionata anche dalla presenza dell'Abbazia di Montevergine. Posta sulla sommità del Partenio e costruita nel IX secolo dal Santo Guglielmo da Vercelli, da secoli è meta di pellegrini e turisti provenienti da tutto il mondo. Furono proprio i benedettini, che dimoravano nell'abbazia, ad avviare l'attività di coltivazione del castagno nella zona. Essi possedevano grandi proprietà fondiarie, agricole e forestali, nel Partenio e nelle aree limitrofe e per provvedere alla gestione ed al miglioramento dei propri beni fondiari, in particolare dei castagneti, ospitavano valentissimi agronomi, tra i migliori del tempo, che scoprirono e diffusero in tutta la Campania i migliori "inserti", corrispondenti alle migliori varietà ancestrali della zona. Ad essi si deve in particolare la selezione e diffusione del pregiato "Marrone di Avellino", nel periodo compreso tra il XII e il XVI secolo. Gli studi effettuati negli anni '80 dall'ex-Istituto Sperimentale per la Frutticoltura di Caserta e dall'Istituto di Coltivazioni Arboree dell'Università Federico II di Napoli, indicano che gran parte degli ecotipi di castagne e marroni simili coltivati nel Partenio, e conosciuti con i nomi dei Comuni ove sono coltivati, appartengono ad un unico gruppo botanico ancestrale, probabilmente proprio a quella “Santimango” o marrone di Avellino, selezionato e diffuso dai Benedettini e da essa derivanti. Nei secoli successivi al Medioevo si andò sviluppando, nell'area, una vera e propria “Civiltà del castagno”, ricca di usi, tradizioni, norme giuridiche, statuti comunali, tecniche agronomiche, controllo dei boschi e del territorio, tutto fatto con lo scopo di proteggere e valorizzare questa preziosa pianta, che si presentava come la principale, spesso, unica fonte di sostentamento della popolazione montana. Agli inizi del ‘600, vennero a crearsi le condizioni per una crescita economica senza precedenti nelle aree montane. Lo sfruttamento del castagno e del suo frutto divenne così, in poco tempo, l’asse economico primario per ogni famiglia. Non vi è strumento, o testamento, nelle aree collinari e montane, in cui non si accenna alla vendita o donazione di una selva, o a un taglio di castagno che poi veniva utilizzato nella costruzione dei palazzi o per farne botti, o assi portanti delle navi del Regno di Napoli.

 

All'importante pellegrinaggio di Montevergine, tantissimi storici, scrittori e poeti, anche di chiara fama, hanno dedicato opere e scritture nel corso dei secoli, almeno dal XVI secolo fino ai nostri giorni, perchè affascinati dai riti popolani che iniziavano da Napoli fino ai piedi del Partenio e da qui terminavano con la scalata impervia del monte sacro. Le loro testimonianze sono non solo un inno alla devozione popolare ma anche un'attestazione inequivocabile della bellezza dei luoghi e della maestosa presenza del castagno e dei castagneti attraversati nella scalata del Partenio, sia da Ospedaletto che dalla Valle Caudina. Edward Lear, scrittore inglese dell'800, nel 1847 nel suo viaggio presso il Santuario di Montevergine, dalla sua carrozza vide “colline rivestite di ulivi e alture fitte di boschi di castagni”. Anche il romanziere inglese Augustus J.C. Hare, quando venne in Italia nel 1875, volle scalare il Partenio per visitare Montevergine. Così riporta il suo viaggio: “Lasciando Ospedaletto, una mulattiera si snoda attraverso ripidi boschi di castagni, costellati di rocce”. Il grande poeta, scrittore e critico letterario Alfonso Gatto nel 1934 descrivendo un suo viaggio in Irpinia, scrive sulla rivista L'Illustrazione Italiana: “Ricoperto di castagni nella sua origine dalla pianura, in boschi annosi ed in boschi cedui, il Partenio cambia man mano la sua vegetazione a mezza costa, dove poi prospera il faggio fino alla vetta...”.

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Durante tutto l'Ottocento e in parte del Novecento, migliaia di contadini e montanari dell’area dipendevano, per la loro sopravvivenza, in buona parte dalle castagne fresche, secche o sfarinate; i castagneti erano sempre più ben coltivati e ripuliti per favorire la produzione dei frutti, Ma anche in seguito, fino ai nostri giorni, il castagno ha rappresentato, per tale zona, un valore aggiunto, tanto che il valore di un'azienda agricola di montagna veniva spesso stimato proprio in base all'ampiezza, efficienza e produttività del castagneto da frutto. A partire dal dopoguerra, nei villaggi rurali e nei paesi più grandi del Partenio, la ricorrenza della raccolta delle castagne era ed è celebrata da Sagre e feste autunnali, della durata di un paio di giorni ma anche di qualche settimana. Spesso erano un motivo di orgoglio e di competizione tra comuni e contrade su chi organizzava meglio i luoghi, i temi, i carri, le luci, oltre a chi poteva presentare le castagne più belle. Tra le Sagre che tuttora si celebrano, si citano quelle di Cervinara, Summonte, Pannarano, Arpaise, Avella (associata alla nocciola), Ospedaletto d'Alpinolo, Monteforte Irpino.

L'AREA IGP

La zona di produzione della I.G.P. "Castagna del Partenio", di cui al presente disciplinare, comprende l'intero territorio amministrativo dei Comuni di: Avella, Cervinara, Mercogliano, Monteforte Irpino, Mugnano del Cardinale, Ospedaletto d'Alpinolo, Pietrastornina, Quadrelle, Roccabascerana, Rotondi, Sant'Angelo a Scala, San Martino Valle Caudina, Sirignano, Sperone, Summonte ricadenti nella provincia di Avellino; Arpaia, Arpaise, Forchia, Pannarano, Paolisi, ricadenti nella provincia di Benevento; Arienzo, ricadente nella provincia di Caserta; Roccarainola, ricadente nella provincia di Napoli.

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